Avere accesso a strumenti di finanza alternativa consente alle PMI di ampliare la platea dei soggetti finanziatori riducendo l’interdipendenza degli intermediari finanziari. In questo articolo approfondiremo il tema relativo ai Minibond, innovativo strumento di debito a medio-lungo termine per le società non quotate.
Cosa sono nello specifico i Minibond?
I minibond sono un innovativo strumento di finanziamento per le aziende non quotate in Borsa che rappresentano sempre di più un interessante alternativa agli strumenti finanziari tradizionali. Questo strumento, assimilabile al titolo obbligazionario, nasce soprattutto per le PMI a caccia di liquidità. I Minibond sono facili da emettere e meno costosi del canale tradizionale.
Questi strumenti sono titoli di debito a medio-lungo termine emessi prevalentemente da società italiane non quotate, e destinati a finanziare piani di sviluppo, a operazioni di investimento straordinarie, di refinancing o favorire il turnaround.
Permettono alle PMI non quotate di aprirsi al mercato dei capitali, riducendo la dipendenza dal credito bancario. Essi prevedono, come per gli altri titoli di debito, un tasso di interesse remunerato sotto forma di cedola periodica e una data di scadenza.
Quali sono gli obiettivi dell’emissione di un Minibond?
Il terzo report italiano sui minibond redatto dal Politecnico di Milano identifica 4 motivazioni principali per cui gli imprenditori ricorrono a questo strumento:
- il finanziamento della crescita interna: raccolta di risorse finanziarie per sostenere gli investimenti (ricerca e sviluppo, nuovi prodotti o nuovi mercati);
- il finanziamento della crescita esterna:sostegno a eventuali acquisizioni di altre imprese o divisioni;
- la ristrutturazione del passivo dell’impresa:la liquidità raccolta servirà per rimborsare dei debiti in essere rimodulando la composizione del finanziamento
- il finanziamento del ciclo di cassa operativo dell’impresa: lo scopo è soddisfare l’equilibrio di breve fra incassi dei crediti e pagamento dei debiti.
Il finanziamento della crescita interna è la motivazione indicata maggiormente dagli emettenti col 62% delle risposte
Chi può sottoscriverli?
Possono emettere minibond le società di capitali non quotate in borsa ad eccezione delle banche e delle microimprese (società con un organico inferiore a 10 persone e fatturato o totale di bilancio annuale inferiore ai 2 milioni di euro).
La logica, strettamente collegata alla motivazione con cui sono stati introdotti tali strumenti, è che l’emittente non sia una realtà in difficoltà, ma un’azienda sana con bilanci in regola, programmi di crescita per gli anni futuri e volontà di integrare/superare la dipendenza dal credito bancario. Per tale ragione, l’emittente (non quotato in Borsa) deve avere i seguenti requisiti fondamentali:
- Avere un rating, un giudizio di merito dell’azienda rispetto alla sua capacità di adempiere agli impegni derivanti dai minibond;
- Ultimo bilancio revisionato da un revisore legale o sa una società di revisione;
- Redigere un financial plan;
- Emissione assistita da uno sponsor;
- Titoli collocati presso investitori qualificati;
- Dotarsi di una governance evoluta, adeguata alla dimensione e alla natura dell’impresa.
Analizzando le emissioni degli ultimi anni, ad emettere minibond sono aziende economicamente solide, con un EBITDA circa del 10%.
Nel febbraio 2013 Borsa Italiana ha aperto ExtraMOT PRO, un segmento professionale del mercato ExtraMOT in cui possono essere quotati project bond, obbligazioni, cambiali finanziarie e strumenti partecipativi. Su questo listino possono essere scambiati anche i mini-bond. Tecnicamente non si tratta di un mercato regolamentato ai sensi della Direttiva MIFID, ma di un ‘sistema di scambi organizzato’ (multilateral trading facility) attivo con una piattaforma di negoziazione elettronica, con procedure di settlement automatiche, e comunque eleggibile per tutte le operazioni finanziarie bancarie verso la Banca Centrale Europea.
All’interno di ExtraMOT PRO si possono trovare sia i minibond classici che minibond emessi da società più grandi che decidoono di approfittare dei minori vincoli.
Quali sono i costi per le aziende? Quali sono le caratteristiche dei Minibond?
I costi del collocamento di un mini-bond sono un elemento cruciale nella valutazione di fattibilità, a maggior ragione in un contesto in cui i tassi di interesse sui prestiti bancari si sono ridotti ai minimi storici. I costi, fiscalmente deducibili, si possono dividere in due macrocategorie: Costi fissi e tasso d’interesse.
Costi fissi
- Richiesta del codice ISIN a Banca d’Italia. Questa operazione comporta un costo iniziale intorno a € 2.000 e un costo a regime annuale di circa € 1.500
- Certificazione del bilancio: per una PMI il costo annuale indicativo va da € 5.000 a € 15.000 in funzione del fatturato;
- Consulenza eventuale di un advisor Possiamo dire che, rispetto alle survey attualmente condotte dal Politecnico di Milano, il costo richiesto è fra l’1% e il 2,5% del capitale collocato;
- Nomina eventuale di un arranger (che può anche coincidere con l’advisor) per l’individuazione degli investitori che sottoscriveranno i mini-bond (indicativamente il costo una tantum è fra 0,5% e 1,5% del capitale collocato);
- Coinvolgimento di unostudio legale per la redazione e/o verifica dei documenti. Il costo annuale medio è di €20000
Tasso di interesse, dipende dai tassi di mercato, dal rating e dalle garanzie richieste dall’investitore. Viene definito tramite un processo di negoziazione tra investitore, arranger e azienda emittente, assistita dall’Advisor. Esso può essere pagato trimestralmente/semestralmente/annualmente.
Le caratteristiche dei minibond sono le seguenti:
- Durata: tipicamente inclusa fra i 3 e i 5 anni;
- Cedola: la maggior parte dei minibond prevede una cedola fissa espressa in termini annui e liquidata ogni 6 mesi;
- Prezzo di emissione: tutti i minibond sul mercato sono stati emessi al 100% del proprio valore nominale;
- Rimborso: è possibile che il capitale sia rimborsato tutto alla scadenza oppure in rate costanti durante l’intera durata, oppure ancora in rate costanti ma solo dopo un primo periodo di 1 o 2 anni;
- Covenant: si tratta di clausole vincolanti che l’emittente deve rispettare, pena il rimborso anticipato del minibond. Non sono sempre presenti, e possono riguardare diversi aspetti; le più comuni prevedono limiti ai dividendi, impegno a non concedere ipoteche o garanzie, impegno a rispettare determinati ratio finanziari.
Chi sono i principali investitori di Minibond?
Investire in minibond non è per tutti. Il rendimento di un investimento in debito di PMI è più alto e meno volatile di altri strumenti finanziari, ma i rischi associati non sono facili da gestire. L’analisi delle PMI è più complessa, e spesso richiede una conoscenza diretta e profonda del settore in cui opera una determinata impresa. Per questo motivo, i minibond possono essere sottoscritti solo da investitori istituzionali (fondi di investiento, intermediari finanziari vigilati, banche, imprese investimento, SGR, SICAV, società di gestione armonizzate, compagnie di assicurazione) e investitori privati qualificati, ovvero le persone fisiche che rispettano determinati requisiti di patrimonio ed esperienza professionale.
Nel caso di minibond emessi da una Srl, la normativa prevede che possano essere sottoscritti solo da investitori istituzionali.
Con il nuovo Regolamento sul crowdfunding, che Consob ha pubblicato alla fine del 2019, i minibond possono essere collocati anche su sezioni dedicate dei portali di equity crowdfunding, previa autorizzazione della Consob, ma in questo caso potranno essere emessi esclusivamente da SPA.
Vantaggi e rischi dei Minibond
Le cedole sono molto interessanti, soprattutto in un momento come post-covid in cui le emissioni di titoli di Stato e big corporate bond offrono tassi relativamente bassi: i titoli attualmente scambiati sull’ExtraMOT PRO presentano un valore medio della cedola fissa per l’intero campione è pari a 5,13%. Come per altre tipologie di investimenti ad alti rendimenti corrispondono generalmente alti rischi. L’eventuale rating è l’informazione principale che il mercato può avere sul rischio di insolvenza dell’emittente. Si tratta infatti di un giudizio di merito emesso da una società autorizzata dagli enti di vigilanza rispetto alla capacità dell’emittente di rispettare gli impegni previsti sulla remunerazione e il rimborso del capitale.
Di seguito i vantaggi che può conseguire la Società che riceve il Mini-bond
- Diversificazione delle fonti di finanziamento;
- Indipendenza dal Canale Bancario;
- Nessuna segnalazione nella Centrale dei Rischi;
- Certezza e stabilità circa la disponibilità delle risorse finanziarie;
- Operazione poco invasiva e tempi brevi dell’emissione (dai 60 ai 180 giorni);
- Evidenza mediatica che giova all’immagine dell’Impresa;
- Deducibilità fiscale sui costi sostenuti.
Mercato dei Minibond in Italia
Il mercato dei minibond sta vivendo un periodo molto interessante perché, oltre alle piattaforme di crowdfunding che consentono l’emissione di tagli molto piccoli per importi intorno al milione di euro, c’è un interesse crescente da parte degli istituti di credito a promuovere presso la loro clientela l’emissione dei Minibond.
C’è poi un interesse crescente per l’emissione di bond settoriali, i cosiddetti basket bond, che raggruppano nell’emissione più emittenti e che servono a sostenere lo sviluppo di un comparto o un gruppo di imprese non legate formalmente fra di loro.
Ci sono poi i fondi di private debt che hanno un interesse, non solo verso aziende in fase di sviluppo ma anche verso aziende in fase di turnaround. In questo caso si parla di recovery bond studiati per sostenere piani di rilancio.
In Italia lo strumento dei Minibond è stato introdotto nel 201, ai sensi del Decreto Sviluppo (D.L. 83/2012), il cui obiettivo era rispondere alle restrizioni del canale bancario e finanziario tradizionale legate alla crisi del 2008. Con i Minibond il governo italiano puntava a ridurre la dipendenza dai finanziamenti bancari e favorire la crescita delle PMI italiane.
Nel 2016 è aumentata la proporzione delle PMI passando dal 48,3% al 73.9% (fonte Osservatorio Politecnico di Milano). Il portale Minibond Italy riporta le caratteristiche medie del minibond sotto €50M, (quindi riferibile alle PMI):
- Taglio medio € 8,4 M
- Scadenza media: 5,5 anni
- Struttura del rimborso: 46% bullet (tutto a scadenza) / 54% con piano di ammortamento
- Cedola media annua: 5,34%
- Fatturato medio emittente: €100,2 M
Attualmente si registra una costante crescita, nel 2018 il mercato dei Minibond ha permesso a start-up e PMI di raccogliere 4,3 Mld di € tramite l’emissione di 198 Minibond.
Per quanto riguarda il settore di attività, si conferma la netta supremazia del comparto manifatturiero (44,3%). La collocazione geografica evidenzia una netta prevalenza delle regioni del Nord; Rispetto alle motivazioni del collocamento, si conferma come dominante l’obiettivo di finanziare la crescita interna dell’azienda.