Negli ultimi anni si sente sempre più spesso parlare di gestione individuale del risparmio, il c.d. Wealth Management. Ma cosa succede quando il Wealth Management incontra l’industria Fintech? Cosa si intende con il termine “Digital Wealth Management”?
Facendo qualche passo indietro, con Wealth Management si indicano tutti i servizi professionali di gestione del patrimonio dedicati a clienti con un determinato patrimonio finanziario, definiti High net worth individuals (HNWI).
Il Wealth Management nell'era del FinTech
L’industria del Wealth Management, il mercato più “human intensive” per definizione, sta attraversando una fase di grandi e profondi cambiamenti che impongono a tutti gli operatori un ripensamento dei modelli di business, delle strategie commerciali e degli assetti organizzativi.
L’Italia, con una ricchezza finanziaria tra le più importanti al mondo, è particolarmente soggetta a questi cambiamenti, e, i diversi attori, banche, compagnie assicurative, asset manager, consulenti finanziari, devono rapidamente trovare le risposte ai trend attuali: evoluzioni normative sempre più tutelanti e orientate alla trasparenza, passaggio generazionale della ricchezza, digitalizzazione della clientela, evoluzione dell’industria FinTech e, soprattutto, come visto in precedenza, l’ingresso di nuovi “player” competitivi, i Robo Advisor.
Wealth Management e Robo Advisor
Nel panorama del Wealth Management si sta sempre più inserendo l’industria FinTech attraverso le sue tecnologie come l’intelligenza artificiale e il machine learning. In particolare, sono proprio i Robo-Advisor, che, come i consulenti finanziari sono in grado di elargire consigli di gestione patrimoniale direttamente online con minimo supporto umano. Questo è possibile attraverso gli algoritmi eseguiti dai rispettivi software che hanno l’obiettivo di distribuire, gestire e ottimizzare il patrimonio del cliente, considerando richieste, vincoli, rischi e obiettivi.
Le principali categorie di Robo-Advisor per il Wealth Management sono:
- Human4robo advisor: il cliente deve solo definire gli asset investibili, la restante parte è delegata alla piattaforma;
- Robo4human advisor: il cliente deve gestire il portafoglio, le piattaforme poi agiscono quasi totalmente automatizzate;
- Robo4strategy advisor: consulenti umani gestiscono le piattaforme ma scelgono algoritmi e tecnologie per la profilazione dei clienti e gestione degli asset;
- Online advisor: le decisioni di investimento restano a carico dell’utente che opera tramite piattaforme online.
Geolocalizzazione del fenomeno
A livello globale il capitale gestito direttamente attraverso tecnologie di Robo-Advisory sono destinate a crescere considerevolmente nei prossimi 2 anni. Spinti dal costante trend di crescita, anche i grandi player leader dell’Asset Management stanno orientando alcuni dei loro investimenti sulla costruzione di nuove piattaforme per la gestione completamente automatizzata di grandi portafogli. BlackRock, per esempio, ha recentemente annunciato l’introduzione di un fondo ETF seguito interamente da robot, che utilizzerà l’intelligenza artificiale per la selezione dei titoli replicando “meccanicamente” le analisi normalmente effettuate da intelligenza umana. L’investimento di BlackRock ha fin da subito portato a risultati soddisfacenti: i fondi gestiti dai robot hanno mostrato una performance significativamente superiore rispetto ai classici “stock pickers” discrezionali.
Sulla scia di questa iniziativa anche altri grandi gestori di asset management come Bridgewater Associates, Point72 Asset Management e JPMorgan stanno andando nella stessa direzione sperimentando attivamente l’uso dell’automazione.
In Italia, Money Farm è stato un pioniere nell’offerta di servizi di consulenza automatizzata. Società fondata nel 2011, oggi conta + 60k clienti attivi al mondo, 150k iscritti profilati dalla piattaforma al mondo e capitali gestiti a livello mondiale (tra Italia e UK) per un valore superiore ai 2 mld.
Quale sarà il ruolo dei consulenti finanziari nel Digital Wealth Management?
Tenendo presente che nell’arco di dieci, quindici anni tutta la clientela sarà digitale e il concetto di fruibilità della banca sostituirà quello di prossimità, la seguente considerazione parte da un’analisi del mercato e dei principali cambiamenti in atto, in modo da poter tracciare scenari e possibili soluzioni.
E’ indubbio che i Wealth Manager continueranno ad avere una centralità nella relazione con il cliente, improntata essenzialmente sulla fiducia, al tempo stesso si svilupperanno modelli di business ibridi in cui la tecnologia contribuirà a migliorare la customer experience e aiuterà a sviluppare approcci di segmentazione sempre più sofisticati e multivariabili.
La digitalizzazione sempre più accentuate del Wealth Management non riguarda solo l’“ultimo miglio”, cioè la relazione tra consulente e cliente, ma abbraccia l’intera catena del valore dei servizi dedicati ai grandi patrimoni. Christophe Morvan, managing partner di Drake Star Partners, investment bank globale specializzata nei settori tecnologico, media e delle telecomunicazioni, invita a guardare all’innovazione come un fenomeno trasversale, che interviene a ogni livello e richiede uno sforzo di analisi capace di andare oltre uno sguardo superficiale. “I Robo-Advisor non sono soltanto un veicolo per standardizzare e massificare la gestione dei risparmi”. Al contrario, argomenta Morvan, “possono essere declinati in modo da aiutare i consulenti a costruire portafogli più personalizzati”.
C’è chi guarda all’innovazione nel Wealth Management come a un mero strumento di riduzione dei costi, per altro essenziale in un settore contraddistinto, come altri, da una progressiva erosione dei margini di profitto. Ma si tratta, anche in questo caso, di un approccio riduttivo. La tecnologia può fare molto di più: ad esempio, rendere più efficaci e completi i sistemi di profilatura dei clienti, magari inglobando elementi di finanza comportamentale, con funzione predittiva rispetto alle reazioni potenziali dell’investitore al variare delle condizioni di mercato: determinare in modo puntuale il profilo di rischio e rendimento consente di calibrare meglio le decisioni d’investimento e quindi aumentare la soddisfazione del cliente.
Morvan, rende nota la necessità di avere piattaforme in grado di rielaborare l’enorme quantità di dati disponibili, trasformando il caos in ordine, cioè in input operativi a favore del cliente. Le applicazioni sono infinite: si va dall’analisi della situazione patrimoniale complessiva del cliente fino all’uso di algoritmi che consentono di superare i tradizionali modelli di analisi macro. Anche la blockchain, tecnologia che molti erroneamente fanno coincidere con il Bitcoin e le sue sorelle, ha al contrario applicazioni estremamente interessanti per il mercato degli asset alternativi, dal Real Estate alle foreste, fino ad arrivare alle opere d’arte.
Strategie attuate
Tre sono le strategie adottate da diversi player per restare competitivi: da una parte, spiega Morvan, i processi di acquisizione: dato che il mercato WealthTech è estremamente frammentato, banche e asset manager hanno iniziato ad acquisire piccole startup, come ad esempio, l’operazione di Invesco su RedBlack (leader nel ribilanciamento di portfolio e nelle tecnologie di trading), nel 2020, come ricordano gli esperti di Drake Star Partners in un report.
La seconda strategia è centrata sullo sviluppo di partnership, tra gli intermediari e gli asset manager maturi da un lato e le fintech dall’altro lato, con l’obiettivo di aumentare la profittabilità di certi servizi. L’esempio citato dall’investment bank è l’investimento da parte di Ing in FinCompare (comparatori di prestiti), a marzo del 2020, per 12 milioni di euro.
Infine, c’è chi sceglie lo sviluppo inhouse di soluzioni ibride e robo-advisor: come Vanguard, Charles Schwab e Fidelity Investment, tra gli altri.
Una cosa è certa: il settore Wealth-Tech, sostenuto dall’accelerazione dei processi digitali seguito alla pandemia, sta acquisendo un’importanza crescente: dopo una pausa del 2020, gli investimenti complessivi nel Fintech (venture capital, private equity e M&A) sono tornati a salire nel 2021, con 2.456 operazioni, stima Kpmg, per un controvalore di 98 miliardi di dollari nel primo semestre dell’anno. Un trend in accelerazione.
Riflessioni delle nuove generazioni
Le piattaforme automatizzate possono risultare molto interessanti per una “nuova” fascia di clientela bancaria, giovane, evoluta digitalmente che allo stesso tempo richiede alla propria banca un controllo e una conoscenza dei propri investimenti sempre più considerevole. Infatti, anche i clienti High-Net-Worth (HNW) diventano più esperti di tecnologia digitale e si aspettano gli stessi livelli di trasparenza e connettività offerti dalle banche retail. Si prevede che le generazioni più giovani erediteranno 1 trilione di dollari nei prossimi 20 anni, aspettandosi un funzionamento dei servizi per la gestione dei propri patrimoni simile a quella di altre applicazioni, come Amazon e Google: servizi semplici e perfettamente integrati nella vita di tutti i giorni.
Tradizionalmente, i Private Banker, grazie alle relazioni personali, hanno gestito le esigenze dei clienti e garantito un livello di servizio elevato. La digitalizzazione non sostituisce la relazione personale, ma la migliora accelerando i processi e utilizzando i dati dei clienti per prevedere con precisione ciò che sarà più vicino ai loro bisogni. In questo senso, i Private Banker dovranno essere in grado di fornire ai propri clienti un servizio ancora più personalizzato. Offrire un servizio di consulenza eccellente a 360° su tutto il patrimonio non è facile così come non è semplice amministrare capitale, partecipazioni, immobili, con un unico strumento. In questo senso, l’Intelligenza artificiale e tutte le nuove tecnologie disponibili possono venire in aiuto al consulente, permettendogli di offrire un servizio sempre più specifico e personalizzato nel prossimo futuro.