- Antonio Bellanca
- 28/06/2021
- 3 minuti
La stretta creditizia, che subiamo sin dal 2008, ha reso l’accesso al credito per le imprese sempre più una corsa ad ostacoli.
Tuttavia, ha favorito un aumento della domanda di finanza alternativa, sempre più attraente per i piccoli e medi imprenditori.
Gli operatori di mercato si sono quindi strutturati per proporre offerte sempre più articolate al mondo imprenditoriale.
In questo articolo vedremo cos’è la Finanza Alternativa, come funziona e quali sono i suoi strumenti.
Cos'è la finanza alternativa e qual è il suo impatto?
Ma cosa intendiamo con il concetto di “Finanza Alternativa”?
Per affrontare il tema è obbligatorio partire dalla storia della finanza italiana, una finanza “bancocentrica”. Le imprese italiane sono sempre state molto dipendenti dal credito bancario, che tuttavia, come abbiamo ricordato pocanzi, ha palesato molte difficoltà a seguito dei fenomeni di crisi succeduti dal 2008.
In particolare, le attuali regole della Vigilanza Bancaria mirano a rafforzare l’adeguatezza del capitale delle banche, operando tramite una stringente definizione del patrimonio di vigilanza e un miglior monitoraggio e controllo dei rischi. Questi cambiamenti rendono ormai da diversi anni l’accesso al credito un processo ancora più formale, strutturato e selettivo, orientando l’offerta di credito a controparti di elevato standing.
Tali regole comportano necessariamente una maggiore attenzione al rischio di credito, generando una segmentazione tra imprese “meritevoli”, che continueranno ad avere accesso, anche maggiore, al credito, e quelle “eccessivamente rischiose”, che incontreranno invece maggiori problemi.
In questo scenario, si aprono prospettive molto interessanti e concrete per diverse soluzioni e canali di finanziamento (alcuni nuovi e innovativi, altri invece già ben noti) da considerare come possibili opzioni e scelte di finanziamento complementari (più che alternativi in senso stretto) agli strumenti “tradizionali” in un’ottica di diversificazione dei canali di finanziamento. Questi strumenti di finanza alternativa si inseriscono sul mercato proponendo l’accesso al credito in tempi brevi e con modalità molto più flessibili rispetto alle soluzioni di finanza tradizionale.
Questo “upgrade” della Finanza tradizionale si è andata gradualmente affermando nel corso degli ultimi anni come strumento utile per le imprese in cerca di risorse creditizie. Da luglio 2019 a giugno 2020 la finanza alternativa ha veicolato 2,7 miliardi di euro verso le piccole e medie imprese (PMI) in Italia, contro i 2,5 del periodo precedente, con una crescita pari al 4% anno su anno.
Attualmente sono circa 1.800 le PMI che si affidano alla finanza alternativa per reperire capitali, numero che sembra importante ma in realtà è solamente l’1% delle piccole e medie imprese che potrebbero farne uso.
Strumenti di finanza alternativa
Crescono e sono sempre più diversificati i canali di finanziamento alternativi per le piccole e medie imprese (PMI) che vogliono crescere e sviluppare il proprio business ed entrando più nello specifico della gamma delle soluzioni che può offrire la finanza “alternativa”, ritroviamo i seguenti canali di finanziamento:
1) minibond, innovativo strumento di debito per le imprese non quotate per importi fino a 50 milioni;
2) crowdfunding, attraverso piattaforme web si viene data la possibilità di raccogliere capitale da un’ampia platea “dal crowd” composta da investitori professionali e non professionali che scelgono di finanziare startup innovative e PMI, erogando un contributo finanziario in cambio di quote societarie (equity);
3) l’invoice trading, ovvero la cessione pro-soluto (una volta ceduta la fattura la responsabilità non è più dell’azienda) di fatture commerciali non ancora riscosse, attraverso piattaforme web ad investitori professionali con scadenza mediamente 3-4 mesi. Uno dei pro (oltre la liquidità immediata, flessibilità, snellimento della burocrazia, riduzione dei rischi) più interessante per le PMI è la velocità: basti pensare che per richiedere un anticipo fattura in banca ci vogliono anche due mesi, in una piattaforma di invoice trading la pratica è pronta in 6 giorni. Ma come tutto ha, dal nostro punto di vista, un contro: il costo superiore a quello del normale anticipo bancario, anche se, come abbiamo visto dai pro, è ampiamente giustificato. Le piattaforme di invoice trading italiane, rappresentano il canale FinTech più utilizzato e hanno mobilitato, al 30 giugno 2020, 1,157 miliardi segnando una crescita del 23% rispetto l’anno precedente;
4) le Initial Coin Offerings, grazie alla tecnologia blockchain viene permesso alle imprese di disintermediare completamente sia piattaforme terze che circuiti di pagamento tradizionali raccogliendo capitale su Internet in cambio di token digitali che consentono ai sottoscrittori di accedere a prodotti e servizi oppure di partecipare attivamente ai progetti imprenditoriali.
5) il social lending, prestiti che gli investitori possono effettuare attraverso una piattaforma web a persone fisiche o imprese a fronte della restituzione del capitale maggiorato di un interesse. In genere la piattaforma di lending seleziona il prestito attribuendo un rating e lo suddivide fra una molteplicità di investitori già acquisiti, frazionando il rischio, oppure lo presenta a una platea diffusa, che può decidere se finanziare o meno il progetto.
6) Private equity e Venture Capital, finanziamento con capitali di rischio forniti da investitori professionali.
Anche se l’utilizzo degli strumenti della finanza alternativa risulta essere ancora minoritario rispetto al mercato finanziario tradizionale, si registra in Italia una tendenza in forte crescita. Nei primi 3 mesi del 2021 si sono registrati oltre 637 milioni di euro di finanziamenti alle imprese, con una crescita significativa a livello di aziende finanziate, che passano da 676 nei primi tre mesi del 2020 a 1.795 nei primi 3 mesi 2021.
Gli strumenti FinTech più utilizzati per finanziare le PMI italiane (nel primo trimestre del 2021), sono il factoring (134 milioni di euro, +6,3% rispetto allo stesso periodo del 2020) e i prestiti consumer (34,8 milioni di euro, +49,4% rispetto al 2020).
Questi dati sul credito erogato dalle società FinTech evidenziano come, sia per i privati che per le aziende, i servizi FinTech non siano percepiti come una novità assoluta, ma come ordinari strumenti di accesso al credito, in grado di assicurare tempestività, velocità e semplicità (anche grazie ad un utilizzo spinto della tecnologia con modelli ed algoritmi avanzati).
Finanza sostenibile
Un tempo quando si parlava di finanza non si poteva in alcun modo collegare il concetto di sostenibilità ma come abbiamo detto fino ad ora la finanza è cambiata e all’interno del filone della finanza “alternativa” sta prendendo sempre più piede la c.d. finanza sostenibile.
La finanza sostenibile si pone l’obiettivo di creare valore nel lungo periodo, indirizzando i capitali verso attività che non generino “solamente” un plusvalore economico, ma soprattutto che siano utili alla società e non a carico del sistema ambientale.
Nel marzo 2018, la Commissione Europea ha pubblicato un “Piano d’Azione per la finanza sostenibile“, in cui vengono delineate strategia e misure da adottare per la realizzazione di un sistema finanziario in grado di promuovere uno sviluppo autenticamente sostenibile sotto il profilo economico, sociale e ambientale, contribuendo ad attuare l’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici e l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile.
In questo settore, esistono diversi strumenti di finanziamento con alcune differenze sostanziali nelle rispettive caratteristiche tecniche: dai “green bond” (in cui gli emittenti chiedono di essere finanziati per portare a termine, entro la scadenza fissata, specifici e ben definiti progetti in campo ambientale), ai “sustainability linked bond” (in cui l’emittente, invece, si impegna a migliorare, entro la scadenza dell’obbligazione, le proprie performance di sostenibilità).
L’Italia sta giocando un ruolo importante a livello globale nel segmento dei “sustainability linked bond”, anche in virtù del fatto che la prima emissione, a livello mondiale, è stata realizzata dal Gruppo Enel nel 2019.
Apertura al mercato dei capitali
Un ulteriore tema di forte attualità, in un’accezione di finanza “alternativa”, è rappresentato dal processo di apertura al mercato dei capitali.
La necessità di un percorso di sviluppo dimensionale, sia per linee interne che esterne, impone alle aziende una riflessione su come sostenere sul piano finanziario progetti simili. In questo senso, non sempre è percorribile un approccio esclusivamente «bancocentrico» basato sul debito bancario mentre potrebbe risultare utile riflettere sulle possibili opportunità legate agli strumenti che può offrire il mercato dei capitali: dalla quotazione in Borsa (sia al mercato AIM per le piccole e medie imprese, sia al mercato STAR per le imprese più strutturate), all’ingresso nel capitale di un fondo di private equity o all’emissione dei Minibond.
Un altro canale emergente è dato dal nuovo mercato del private debt che, a seguito di una recente regolamentazione, offre la possibilità alle piccole e medie imprese emettere titoli di debito, o ibridi, alternativi quindi al classico canale bancario.
Aprirsi al mercato dei capitali significa non solo raccogliere capitali, ma soprattutto entrare in una prospettiva di sviluppo e di allargamento degli orizzonti imprenditoriali, di ampliamento immagine, visibilità anche a livello internazionale. Tutto questo presuppone da parte delle aziende una crescita manageriale a vari livelli (governance, organizzazione interna, modelli di controllo, competenze).